Genesi di un demiurgo
Quella mattina Claude si svegliò, ma avrebbe preferito restare nel mondo dei sogni che sogni non aveva per lui, ma andava bene così. Non ci volle molto prima di accorgersi che il suo orecchio sinistro era rimasto sul cuscino.
— Poco male, — pensò — ne ho un altro.
La mattina seguente Claude si svegliò, ma avrebbe preferito restare nel mondo dei sogni che sogni non aveva per lui, ma andava bene così. La sua mano destra era priva di un mignolo.
— Poco male, — pensò — ne ho un altro.
La mattina successiva alla mattina seguente Claude si svegliò, ma avrebbe preferito restare nel mondo dei sogni che sogni non aveva per lui, ma andava bene così. Il suo piede destro non era attaccato alla caviglia destra.
— Poco male, — pensò — ne ho un altro.
E tutte le mattine Claude si svegliava, ma avrebbe preferito restare nel mondo dei sogni che sogni non aveva per lui, ma andava bene così. E tutte le mattine una parte del suo corpo si era staccata dal resto, oppure si era semplicemente dissolta. Nonostante fossero venuti a mancare pezzi unici o pezzi che non erano unici in origine, ma che lo erano diventati poi, la sua reazione era sempre la stessa apatica constatazione di quanto era avvenuto durante il sonno.
Una mattina Claude si svegliò, ma avrebbe preferito restare nel mondo dei sogni che sogni non aveva per lui, ma andava bene così. Sul letto vide il suo cuore.
— Tu no! — gli disse.
Trascinando la testa a cui era attaccata, tramite il collo, la spalla destra alla quale era attaccato il braccio destro che finiva al gomito al quale non era attaccato un bel niente, arrivò a sfiorare con le labbra il suo cuore. Il collo e quell’ultimo pezzo di corpo si staccarono dalla testa.
— Manca poco — pensò Claude.
Con voracità affondò i denti nel suo cuore e iniziò a mangiarlo velocemente. Mentre masticava, gli occhi, il naso, l’ultimo orecchio, che aveva resistito fino a quel momento, i capelli, le labbra, la carne del viso, l’ultimo dente col quale poté terminare il pasto, e poi le ossa del suo teschio e infine il cervello dal primo all’ultimo neurone, tutto scomparve.
Il pensiero di Claude, che si era nutrito del cuore di Claude, pensò al da farsi e così si rese conto della sua qualità divina. Rimasto senza un mondo per sé, nemmeno il mondo dei sogni che per Claude non aveva sogni, ma andava bene così, capì che aveva il potere di crearlo lui. Non un mondo solo, ma infiniti mondi, abitati da infinite persone, che poteva far nascere e morire e rinascere, a seconda della sua volontà. Cos’era il mondo del corpo di Claude in confronto?
Cos’era quel mondo?
Il pensiero di Claude pensò che non era in grado di rispondere a quella domanda e che, quindi, non poteva essere divino come aveva pensato. Il pensiero di Claude che si era accorto del suo limite decise di accontentarsi della sua condizione di creatore. Avrebbe finto soddisfazione nel dare la vita ai sogni che il mondo dei sogni non aveva per Claude, ma andava bene così.